Popillia Japonica Newman – L’alieno dagli occhi a mandorla

(Giorgio Zanardi) –
La Popillia Japonica Newman è un coleottero appartenente alla famiglia degli scarabei, originario del Giappone, è apparso in Italia nel 2014 nei boschi della Valle del Ticino sia sulla sponda piemontese sia su quella lombarda.

In questi anni zone sempre più ampie sono state invase da questo devastatore classificato tra le venti cause più distruttive al mondo. Si è stimato che il suo avanzamento è di circa 10 km all’anno, ho letto di recente di avvistamenti nella provincia di Sondrio, presente nel Canton Ticino, si sta diffondendo in molti comuni della Lombardia e del Piemonte.

Quindi se qualcuno di voi dovesse imbattersi anche soltanto in un esemplare in zone dove non ci sono ancora stati avvistamenti deve segnalarlo urgentemente (magari con una foto, per confermarne il riconoscimento) all’autorità fitosanitaria della propria regione.

Ma come riconoscerla? E’ un coleottero che raggiunge i 10 mm, ricorda molto, il classico maggiolino degli orti, con riflessi bronzei e verde metallico, ciò che lo contraddistingue, senza possibilità di errore, sono 12 ciuffi bianchi, 5 per lato sull’addome e 2 più pronunciati nella parte terminale. Qui nella foto (dal web)

POPILLIA JAPONICA – Wikimedia Commons – ph. Steven Katovich, Bugwood.org

Sono oltre 300 le essenze di cui la Popillia va ghiotta, e questo ci fa capire come il proliferare di questo insetto sia inarrestabile. I danni sono ingenti in agricoltura: viti campi di soia e mais sono devastati, ma anche i nostri giardini e orti non se la passano meglio.

Gli insetti adulti compaiono verso la metà di giugno e iniziano a divorare tutto quello che trovano partendo dai fiori, sopratutto rose, per poi passare ai nuovi germogli del glicine, della vite, del nocciolo, susini, ciliegi e albicocchi, solo per citarne alcuni.
La particolarità di questo insetto, che lo rende devastatore, è che emana un particolare odore che a distanza di centinaia di metri viene captato da altri individui che lo seguono e raggiungono. Si inizia con qualche esemplare e se non si interviene subito in poche ore ci si trova a doverne combattere decine e decine. In tutto questo marasma avviene l’accoppiamento, vere e proprie orge (foto dal web).

Accoppiamento – ph. Ryan Hodnett – Creative Commons Attribution-ShareAlike (CC BY-SA)

Le femmine depongono le uova nel terreno scavando fino a 10 cm, queste si trasformano in larve che già a settembre/ottobre iniziano a nutrirsi di radici dei prati e di graminacee, poi al calar delle temperature tornano a svernare in profondità.
Quando i primi tepori primaverili si fanno sentire risalgono in superficie a nutrirsi delle solite radici. Diventano pupe e a giugno tornano a svolazzare. Ecco che si compie il loro ciclo che, qui da noi, dura un anno. Capite come diventa importante agire ai primi avvistamenti, prima che la aggregazione si compia.  (foto dal web).

 

 

Il ciclo della Popillia japonica – Sorgente USDA APHIS publication – Illustratore: Joel Floyd

 

COME COMBATTERLE

Nelle nostre zone può proliferare a dismisura eludendo ogni tentativo di contenimento perché essendo una specie alloctona non ha un antagonista naturale.

A mio parere la lotta manuale resta ancora un buon metodo, anche se laborioso: ci si arma di tanta pazienza e si va letteralmente a caccia. Si usa farle cadere in acqua e sapone per annegarle, si possono schiacciare indossando guanti. Personalmente uso quello che chiamo “lanciafiamme”, ovvero un cannello da cucina e ne abbrustolisco parecchie alla volta prima che riescano a spiccare il volo. Per proteggere le piante da frutto molti usano avvolgerle con reti anti-insetto.

Contro la Popillia l’intervento con prodotti chimici è possibile, insetticidi a base di piretro possono dare buoni risultati, la deltametrina è molto efficace, il Decis della Bayer la contiene. Sono stato costretto anch’io a usarlo, roba da prima guerra mondiale, di morti ne fa tanti, e per qualche giorno non ne vedi, ma poi si ricomincia… mi son sentito un assassino e così ho optato per un sistema drastico.

La regione Piemonte, lo scorso anno consigliava di eliminare dai giardini le essenze di cui le popillie van ghiotte, ma avrei dovuto privarmi di una ventina di rose, del glicine, del nocciolo contorto e non me la sono sentita, però ho deciso di non far del mio giardino un area di ristoro al passaggio della popillia, così quella che è chiamata potatura verde, da me è diventata settimanale: elimino boccioli e i nuovi getti.
Non è il massimo, lo so, ma meglio che vedere le proprie amate ridotte a scheletri e poi guardarle morire. Le maledette, han tentato di banchettare sulla mia Hydrangea paniculata, ma qui le ho controllate manualmente.
In questi giorni dove vanno a posarsi? Sui fiori di Agapanto? Ahimè si! Forse in questi anni il loro gusto si è evoluto e ormai attaccano tutto quel che trovano.

Popillia japonica su rosahttps://www.forestryim – Whitney Cranshaw, Colorado State University, Bugwood.orgages.org/browse/detail.cfm?imgnum=5569198

Fra gli antagonisti naturali c’è una piccola vespa che inocula le sue uova nelle larve uccidendole, gli Stati Uniti l’hanno introdotta e forse dovremmo importarla anche in Italia se le condizioni climatiche risultassero adeguate alla sua sopravvivenza.
Buoni risultati nella lotta allo stadio larvale si sono avuti con nematodi e funghi. Vengono distribuiti nel terreno nei periodi in cui le larve salgono in superficie per nutrirsi, così involontariamente assumono questi bacilli e muoiono.
Ho utilizzato il bacillus turingensis diluito in acqua e disperso sul prato di casa e nelle aiuole a settembre e ad aprile, ho poi monitorato e nei miei carotaggi periodici ma non ho mai trovato larve.
Ma in fondo è un po’ come combattere contro i mulini a vento, tu magari non hai larve ma gli adulti del vicino vengono a banchettare nel tuo giardino. Insomma sto un po’ perdendo la fiducia, è una battaglia impari.

Ho capito però che non possiamo utilizzare le trappole, quelle che vediamo sparse nelle nostre zone servono a monitorare la popolazione e i suoi spostamenti, se le introducessimo in giardino attirerebbero individui a centinaia, coi danni che ne conseguono.
Quelle di ultima generazione, a forma piramidale, sono reti imbevute di un insetticida che agisce per contatto. La popillia attirata dal ferormone si appoggia sulla rete, così entra in contatto con la sostanza e muore. Però questo tecnica è consentita solo per usi agricoli o vivaistici.

Da quel che ho letto ci sono un paio di novità che promettono bene, anche se non ho ancora avuto il modo di testarle. Contro le larve – ormai per diminuire la popolazione ci si concentra su di loro – il Bacillus thuringensis galleriae ha dato ottimi risultati (può combattere sia le larve sia gli adulti) e anche il Metharizium anisopliae che è un fungo, pare sia efficace.

 

Nella lotta chimica si segnala il Chlorautramiliprole (nome commerciale Acelepryn) si utilizza sui prati nel momento del volo degli adulti in quanto agisce sulle larve sin dal primo stadio. E’ già stato usato in Canada e Stati Uniti con ottimi risultati.
Finalmente il Ministero della Sanità ha approvato il suo utilizzo anche qui in Italia. Probabilmente non è ancora in commercio e non so a quale classe appartenga, ma penso che sia limitato all’uso professionale.
In fondo va bene così, noi non potremmo far molto anche con queste armi, forse solo danni. A questo proposito mi viene in mente una battuta del mio amico Mario Mariani

Gli insetticidi funzionano, ma se poi arrivano da terreni non trattati cosa facciamo… irroriamo su tutta la Terra?

Questo mi fa riflettere sul fatto che forse saremo noi a dover imparare a convivere con questa presenza aliena, così come con il cambiamento del clima, o ancora con nuovi virus e pandemie… sperando che prima o poi un predatore naturale faccia la sua comparsa, così come la famigerata popillia japonica si è presentata a noi.

In questi anni ho visto solo aumentare la popolazione di questi alieni. Qualche anno fa qui a Novara, eravamo una zona cuscinetto, ora siamo diventati “zona rossa” – passatemi il termine tristemente famoso – e ancora non si sa quando, e se, riusciremo a liberarcene. Per ora quello che possiamo fare è parlarne e farla conoscere, che è in fondo lo scopo di questo scritto.


ulteriori informazioni si possono trovare in questi siti:

AGRONOTIZIE

Regione PIEMONTE

Regione LOMBARDIA


GIORGIO ZANARDI
Ha frequentato l’Istituto Tecnico Agrario “G. Bonfantini” di Novara dove abita.
La passione per il giardinaggio lo accompagna da sempre e, come spesso succede, gli è stata trasmessa dalla mamma.
Probabilmente avremo modo di mostrare il suo giardino perché ci auguriamo di averlo ancora fra i collaboratori di questo blog.

 

 

4 pensieri su “Popillia Japonica Newman – L’alieno dagli occhi a mandorla

  1. Grazie a Laura per avermi coinvolto in questa ,per me, nuova esperienza, che mi è piaciuta un sacco……e a chi leggerà, se ha esperienze o conoscenze di lotta contro questo insetto le aggiunga nei commenti , l’unione fa la forza!

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